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martedì 3 maggio 2016

Yoga della Risata per i disabili


Non tengo quasi più sessioni nel Club della Risata. Quello che avevo fondato nel 2010 l'ho ceduto a una brava insegnante, che fu anche una delle prime partecipanti, Antonella.

Ora mi dedico quasi esclusivamente ai disabili e ai corsi di certificazione dei nuovi istruttori. Fra le persone che mi chiedono una certificazione individuale, da qualche tempo in qua,  ci sono sempre più operatori socio-sanitari, medici e psicologi.

Ho intenzione di tenere dei corsi apposta per volontari, magari giovani volontari, studenti che vogliono acquisire crediti formativi o semplicemente che vogliono fare esperienza. In questo mi sta aiutando moltissimo la psicologa che, da oltre un anno, mi ha coinvolta in un progetto per la casa di riposo di via Antonini, a Milano.

Il progetto è rivolto alle degenti del reparto Johann Sebastian Bach della Piccola Casa del Rifugio. Le signore non sono tutte anziane: alcune sono più giovani di me. Non tutte hanno deficit acquisiti: molte hanno deficit congeniti, aggravatisi con l'età. Tutte sono portatrici di handicap cognitivo, a volte anche di handicap fisico. Alcune sono su sedia a rotelle, una ha il morbo di Parkinson, un'altra è cieca dalla nascita.

La particolarità di questo gruppo è dato dalla disabilità grave insieme con la disomogeneità. Abbiamo deficit di vario tipo e di varia natura, mescolati nella stessa stanza. Ciò richiede un'attenzione particolare verso ogni singola partecipante, da parte di chi conduce la sessione.

Ciò che viene apprezzato di più è il contatto, ciò che noi chiamiamo la vicinanza affettiva. Stiamo riscontrando risultati sempre più sorprendenti. La risposta alla stimolazione creativa è infatti notevole e inaspettata. Le signore, che spesso si trovano in uno stato catatonico, durante la sessione, a poco a poco si animano, partecipano, parlano, danno perfino dei feedback.

L'atteggiamento da mantenere, durante la conduzione della sessione, è di massima apertura e di grande umiltà. Nulla può essere dato per scontato ed è meglio non coltivare aspettative.

Quando meno te lo aspetti, hai una risposta positiva, ma, se ti aspetti qualcosa, allora preparati ad affrontare l'imprevisto.

Oggi siamo riuscite a respirare, a eseguire una specie di rilassamento yoga. Non si può dire "ora inspirate e poi espirate": sarebbe troppo complicato da comprendere. Si può suggerire di annusare un fiore e poi di fare un sospiro, ma è meglio mostrare loro come si fa e poi guidare le mani della ragazza non vedente, per farlo capire anche a lei. Il fiore non può essere immaginato: deve esserci davvero. Ecco che arrivano i fiorellini di stoffa, quelli che si comperano di solito ai bambini per le festicciole. Così io posso prendere davvero un fiore tra le mani e mostrare come lo si annusa, lo posso mettere tra le mani di Sara, la ragazza cieca, perché lo possa sentire e possa eseguire l'esercizio anche lei.

L'immaginazione è una conquista e, a poco a poco, arriva anche questa. Da tempo mimiamo situazioni di gioco, avventure da vivere tutte insieme. Non tutte ci arrivano subito. Ognuna ha i suoi tempi e, se abbiamo pazienza, proprio come se ne deve avere con i bambini, i risultati arrivano...e si termina con un abbraccio, una  carezza, molti baci.